Avete presente i post Facebook di quel famosissimo brand che fa service per i funerali e che per qualsiasi cosa succeda nel mondo pubblica qualcosa? Esatto! No, l’articolo che avete appena iniziato non parlerà di questo.
Qui vi spiegherò cos’è il real time marketing, come dovrebbe funzionare e come raccontarlo al meglio ai vostri clienti, per evitare che perdiate tempo voi e che loro diventino lo zimbello di qualche meravigliosa pagina tipo “Social media epic fails“.
Partiamo dall’inizio.
Indice:
- Real time marketing: no, San Valentino non vale!
- Real time marketing sì o no?
- Real time marketing, lo stai facendo bene, posso essere tua amica?
- Real time marketing e Coronavirus: è giusto parlarne? Se sì, come?
Real time marketing: no, San Valentino non vale!
Cos’è davvero il real time marketing?
Significa forse aprire il calendario di Frate Indovino, cerchiare in rosso tutti i santi più conosciuti (maronn’ proprio oggi è Sant’Isidoro di Siviglia, pure il gatto dei fumetti si chiamava Isidoro!), spostarsi su una pagina Wikipedia e individuare tutte le giornate mondiali che l’Università del Massachusset abbia istituito e poi mettersi a redigere come monaci amanuensi un calendario editoriale per il proprio cliente che nella vita vende pneumatici? No, proprio no.
Intanto perché al vostro cliente che vende pneumatici che oggi in Australia sia la giornata mondiale del bere la birra con la mano sinistra non gliene importa niente e, in secondo luogo, perché questo non interessa neanche al suo target.
Una vera definizione di “Real time marketing” non esiste, ed è per questo che si cade troppo spesso nel considerarlo un tanto al chilo “quando fai un post su quello che succede”.
Detta un po’ meglio, con Real time marketing si definiscono tutte le azioni di marketing pensate e messe in atto in risposta a particolari avvenimenti, praticamente in tempo reale.
L’idea è quella che, se un sacco di gente sta già parlando di quel fatto o di quella notizia, i brand possono sfruttare quell’argomento nel più breve tempo possibile, pubblicando qualcosa di azzeccatissimo per ottenere visibilità e consenso.
Quindi si parla di “istante”, di “avvenimento del momento” di “tempestività”: sono questi i tre fattori sostanziali. Per cui no, il vostro post su San Valentino, quello sul 1° maggio o quello su San Patrizio non sono post di real time marketing!
Quelli sono solo post del vostro calendario editoriale e, tornando a prima, se il vostro cliente è un brand di pneumatici forse per San Valentino non ha proprio niente da dire… se non una cosa tipo “fai viaggiare il tuo cuore su pneumatici solidi, fino a raggiungerla!” (se la usate davvero vi lascio l’IBAN per il bonifico).
Ammesso e non concesso che prima di arrivare a questa riga sapeste già quello che ho scritto sopra, probabilmente il vostro cliente che produce pneumatici non era del tutto ferrato sul tema (eh, per forza, quello ne sa a pacchi di pneumatici, ha assunto voi per occuparvi della comunicazione).
Quindi il mio consiglio spassionato è quello di mettere subito in chiaro che cosa si possa considerare Real time marketing con l’azienda di pneumatici, in modo che non ci siano dubbi quando il vostro referente inizierà a chiedere “oh ma facciamo un Real time marketing anche noi con un post che fa mille mila like su San Patrizio?!”.
La vostra risposta sarà: “No caro referente, questo non è Real time marketing e forse è meglio che sulla tua pagina non parliamo di San Patrizio a meno che non facciamo una mega festa aziendale in cui dipingiamo gli pneumatici di verde per l’occasione”.
Real time marketing sì o no?
Vado dritta, diretta e non guardo in faccia nessuno come quando ho fame e mi arriva a casa una pizza: no, non è necessario fare Real time marketing. Si vive benissimo comunque, con dei post che funzionano in ogni caso, con una community che apprezza quello che viene pubblicato giorno dopo giorno, perché è stata selezionata bene in fase di targeting e perché i post sono puliti, diretti, semplici e belli, molto belli da vedere.
Vi giuro che nella vita vorrei vedere più piani editoriali ben fatti e coerenti, che pagine con contenuti di Real time marketing tutti i giorni come se fossero in offerta speciale al supermercato o come se Facebook ci desse una stellina di merito ogni volta che pubblichiamo un post di questo tipo.
Ah, vi ricordo che se i vostri post parlano al voi dovranno sempre parlare al voi, ogni volta che tra un post e quello precedente vedo che cambia la persona con salti pindarici tra “voi” e “tu” io piango. Piango davvero. Ma non è di coerenza stilistica che voglio parlare oggi.
Abbiamo quindi assodato che non ce lo ordina il dottore di fare Real time marketing, e neanche Giuseppe Conte che va tanto di moda di questi tempi con le ordinanze. Possiamo passare allo step numero 3.
Real time marketing, lo stai facendo bene, posso essere tua amica?
Se la minaccia di finire su “Social media epic fail” non è abbastanza, se l’abisso di vedere che il vostro post non va oltre i 100 like non vi fa desistere e se vi sentite così tanto forti e creativi che “ah cara, ma che ne sai tu, abbiamo idee geniali a colazione” addentriamoci nel meraviglioso mondo di “quelli che lo sanno fare”.
I miei two cents consigli pratici prima di tutto, così almeno non potrete accusarmi “oh ma non ce l’avevi detto”.
Brand: il vostro brand di pneumatici difficilmente avrà l’occasione di fare dei post di Real time marketing proprio perché a livello di tone of voice e di target non possiamo permetterci di parlare di tutto e di fare battute matte. Assicuratevi quindi che ci sia terreno fertile in cui provare, sì perché il Real time marketing è innanzitutto una scommessa, a fare un post dedicato a un fatto o a un avvenimento particolare.
Target: il vostro post di Real time marketing avrà un tema, quando andate a sponsorizzare fate pure quelli senza ritegno e inserite tra gli interessi tutto quello che di correlato vi viene in mente. Anche perché, detta con il cuore, quel contenuto in pagina non servirà a farvi vendere più prodotti, ma avrà come unico obiettivo l’awareness. E l’engagement. Un sacco di engagement.
TEMPESTIVITÀ: il Real time marketing si fa entro le 4 ore successive al momento in cui venite a scoprire il fatto o succede l’avvenimento. Se riuscite a farlo entro la giornata lavorativa forse avete ancora qualche speranza (tempi di analisi Facebook permettendo) che gli utenti vedano il vostro post in serata. Se “il grafico aveva altre priorità” e lo mettete in lavorazione il giorno dopo il mio consiglio spassionato è di fare saving budget e di aspettare il prossimo momento da sfruttare.
Chiarezza: testo e immagine devono essere chiare, prima di tutto a voi. Poi lo farete vedere a un po’ di colleghi per essere sicuri che il messaggio sia immediato. Il capo lo approva agile. Lo inviate al cliente (e lo chiamate subito che qui abbiamo fretta di pubblicare).
Non tirate i concetti per i capelli: per favore, non è necessario essere simpatici a ogni costo. Per esempio, non basta inserire a forza “principesco” o “corona” se il Real time marketing che state facendo è dedicato a Harry e Meghan e la loro decisione di abbandonare gli impegni reali.
Ok, adesso è il momento di lasciare spazio all’ispirazione (che non vuol dire ce li segniamo tutti e li copiamo appena viene fuori un’altra cosa dello stesso genere)
E per finire, il momento più atteso dai sadici chiacchieroni: ecco qualche esempio di post in cui se il social media manager si fosse messo a pettinare le bambole sarebbe stato meglio.
Cosa abbiamo imparato da questo articolo? Spero un sacco di cose, se così non fosse “Non ragioniam di lor, ma guarda e passa” cit.
Real time marketing e Coronavirus: è giusto parlarne? Se sì, come?
Vorrei concludere con una piccola parentesi finale sul tema Coronavirus, #iorestoacasa e distanziamento sociale. Chissà se il vostro cliente che vende pneumatici vi ha chiesto di pubblicare un post su questo tema…
In questo caso stiamo andando un po’ oltre rispetto al Real time marketing perché si tratta di una tematica sociale di estrema rilevanza, di una vera e propria presa di posizione del brand nei confronti di una situazione difficile, complessa e importante.
Abbiamo visto prima uno, poi tanti, brand dare un segnale “forte” facendo una vera e propria operazione di positioning modificando il loro logo e applicando il “distanziamento sociale” anche all’interno del loro simbolo.
Si parte da McDonald’s Brasile e si arriva al fruttivendolo dietro casa, perché nell’internet quando lo fa uno e sembra una genialata, poi a cascata arriva anche a “mio cugggino” che modifica, appunto, pure il logo del fruttivendolo.
Per quanto riguarda McDonald’s sono subito esplose le critiche, con domande provocatorie su come il marchio tratti i propri lavoratori o sul fatto che sia stata solamente una mossa opportunistica.
Anche l’ex candidato alla presidenza Senatore Bernie Sanders si è esposto su questo tema. Risultato? Pochi giorni dopo la presentazione della campagna, McDonald’s Brasile ha rimosso gli archi separati dai suoi account sui social media.
Tutto ciò ci insegna che bisogna capire se “ci si può permettere” di esprimere il proprio punto di vista e di esporsi perché gli scheletri che abbiamo nell’armadio i nostri nemici li conoscono benissimo, ve lo assicuro.
È certamente importante che i brand si espongano su temi sociali e di interesse pubblico, ma quando lo fanno devono essere attenti a poter parlare proprio di quella determinata tematica: c’è in gioco la propria reputazione.
Concludo con un po’ di post/azioni positive sempre a tema Coronavirus, proposte in questi giorni di difficoltà da alcuni brand, ci sono un bel po’ di cose interessanti!
Ciao a tutti, salutatemi il vostro cliente che vende pneumatici! 😉