Brand awareness, vendite, engagement… quali sono le social case history più efficaci degli ultimi tempi? E come sfruttare i trend dei social media nel 2018? Ecco alcuni esempi e consigli!
Come fare in modo che gli utenti rispondano in massa con un singolo post su Facebook? E se volessimo visibilità attraverso le Stories? E che dire della realtà aumentata? Queste sono solo alcune delle domande che nascono nelle riunioni o negli eventi di settore.
I social media non sono solo parte integrante della società da diversi anni, ma rappresentano un mezzo fondamentale per ogni strategia digitale. Spesso integrati in campagne di comunicazione crossmediali, altre come principale palcoscenico delle azioni online.
Ne parliamo spesso approfondendo le novità, abbiamo anche visto i trend dei social media nel 2018… ma come realizzare attività efficaci attraverso il social media marketing? Abbiamo selezionato alcune social case history particolarmente riuscite, differenziandole attraverso 6 categorie di riferimento come chatbot, live video, Stories, eventi, attivazione community e realtà aumentata.
Chatbot: il caso Mercedes-Benz per i 50 anni di AMG
Per commemorare i 50 anni di AMG, nota per curare i modelli sportivi del marchio tedesco, Mercedes-Benz ha scelto la via del chatbot. A oggi sono diversi i bot impiegati online per offrire supporto a diversi obiettivi di marketing come customer care, community management o engagement. In questo caso il bot offre un’esperienza divertente e informativa: crea un video personalizzato per l’utente (condivisibile successivamente anche su WhatsApp), propone quiz e racconta la storia del brand. Per chi volesse provarlo, ecco il link diretto: https://m.me/50YearsOfAMGChatbot.
Live Video: tutti pazzi per la Donair Cam
Nova Scotia Webcams è stata tra le prime realtà a posizionare webcam in diretta sul territorio scozzese. Le oltre 75 telecamere hanno avuto un discreto successo, trasmettendo live paesaggi e attività. Ma come attrarre nuovo pubblico? E come fare awareness con un singola mossa? A volte la risposta è semplice: osservare la viralità dei contenuti online.
I video live più virali dell’ultimo anno hanno una cosa in comune: la stranezza. Ecco allora l’idea di monitorare un doner kebab che gira su se stesso, 24 ore su 24. Qualcuno ha sicuramente pensato che fosse una follia e in realtà anch’io ho avuto questa prima reazione.
Ma i risultati hanno confermato la “genialità”: Donair Cam è stata vista in 159 Paesi con un tempo di visualizzazione totale di 22 anni, con oltre 47 milioni di impression globali. Solo nella prima settimana online. Una social case history pazza ed estremamente efficace!
Stories, stories ovunque… ma la #ReversibleStory è diversa
Le storie sono ormai ovunque, in maniera trasversale da Snapchat a Instagram, fino a Facebook, Messenger e WhatsApp. Tra i trend dei social media nel 2018 c’è da porre attenzione ai cosiddetti “contenuti effimeri”, quindi le stories che “appaiono e spariscono” risultano da approfondire.
Nel caso di #ReversibleStory c’è poco di “effimero”, se non per l’approccio scelto. A scorrere le varie clip troviamo una donna che argomenta in maniera disfattista il tema del cancro al seno. Ma riprendendo il video al contrario, questo stesso discorso prende una svolta emotiva inaspettata. Si tratta di nuovo messaggio positivo e pieno di speranza che ripristina la fiducia nel futuro per tutte queste donne. Davvero ben pensato, una piccola chicca di copywriting, una social case history degna di nota.
UGC e live per gli eventi? Jägermeister insegna
Oppikoppi è un festival sudafricano che si svolge in quello che è affettuosamente chiamato “The Dust Bowl”, in Limpopo. Presentare un evento o fare post-produzione su qualcosa già terminato è un conto, raccontarlo quasi in tempo reale un altro. Ed è stato proprio su questo che Jägermeister ha lavorato, in modo da creare contenuti di valore e di alta qualità, in breve tempo, sul campo.
Durante il festival i video sono stati montati e pubblicati quasi in tempo reale, coinvolgendo i presenti e chiunque seguisse i canali social del brand. Un dato tra i tanti? 85.000 minuti di video visualizzati tra le pubblicazioni sui canali.
Come attivare la community con un (Strellson) Like Shop
L’idea non è delle più nuove, a dire il vero. Ma Strellson è riuscita a realizzarla in maniera efficace sotto diversi punti di vista, dal progettuale all’esecuzione tra web e social.
La nuova collezione del brand è stata presentata sul sito, “vestito” per l’occasione come un e-commerce dove pagare con i “Mi piace”. Gli utenti potevano infatti creare un post personalizzato e collezionare i like su Facebook: il migliore riceveva l’outfit scelto.
In questo modo ogni cliente è diventato un “influencer” dedicato al brand, pubblicando un annuncio “gratuito” per Strellson. Ottimi risultati: 23.000 uomini coinvolti attivamente e un +37% di brand awareness acquisita.
Realtà aumentata + Challenge = social case history per Adobe
Sulla realtà aumentata ci sono molte aspettative, tante quante i progetti che sono in corso da anni. I social media saranno un bel terreno di confronto, grazie all’introduzione di nuove tecnologie. E i consumatori – soprattutto i nativi digitali – sono pronti e disponibili a goderne.
Proprio su questo campo è stata progettata la sfida fotografica Exhibition Stockholm, la prima competizione fotografica al mondo a sfruttare la potenza dell’AR. Lo scopo era di presentare Adobe a un vasto pubblico di fotografi. L’applicazione web sviluppata univa diverse caratteristiche, spingendo gli utenti a creare foto originali, sfruttando anche gli strumenti del brand.
Risultati: brand awareness: +33%; 2 milioni di impression sui social media; +20% di vendite. Forse la social case history che preferisco tra queste presentate.
Tutto molto bello, ma… come garantire una social case history di successo?
Come per il meccanismo della viralità online, non esistono formule matematiche né bacchette magiche. Al contrario ci vuole molta preparazione, studio e creatività. A volte sembra semplice e il più delle volte quello che arriva al consumatore finale è proprio questo: semplicità. Ma ciò che appare, non sempre lo è effettivamente.
Soprattutto quando si tratta di social media bisogna prima avere in testa gli obiettivi, poi pensare ai KPI e infine immaginare tutte le azioni percorribili attraverso piattaforme e tecnologie. Alcuni consigli:
- “Vorrei vendere, avere visibilità e posizionarmi all’interno del mercato“: non è un obiettivo, ma “diversi”. E probabilmente raggiungibili attraverso strategie complementari.
- Approfondisci ciò di cui hai veramente bisogno, potresti anche accorgerti che alcuni dei tuoi desiderata sono propedeutici ad altri di cui non immaginavi neanche l’esistenza.
- Il budget è importante. Non significa che le grandi idee ne abbiano bisogno, ma un investimento accurato serve per alimentarle. Che si tratti di seeding, advertising o sviluppo, bisogna sempre prevedere una quota per ogni progetto speciale. Lo ripeto: il budget è importante…
- … ma non è tutto! A volte è solo questione di timing. Certi contenuti fanno la fama del brand. E altri, a dire il vero, la fame. Tempistiche e studio diventano fondamentali per capire come orientarsi sui social media.
- Analisi e reportistica: senza monitorare i risultati non vai da nessuna parte. Non puoi acquisire niente, neanche l’esperienza. Dai report possiamo capire la “bontà” e l’efficacia delle azioni. O il contrario. Ma sempre imparare qualcosa.