Penalizzazioni Google: i grandi mostri del web fanno paura a molti social media strategist e SEO specialist. Ma come riconoscerle? E come evitarle?
Chiunque abbia un blog, un e-commerce o un normale sito, si è posto la fatidica domanda: “Davvero rischio una penalizzazione di Google? E non c’è un modo per evitarla?”
Sì, è normale chiederselo quando si è investito tempo, fatica e denaro in un progetto. Per essere chiari, ogni sito rischia di essere penalizzato dagli algoritmi di Google, o peggio dal team antispam, ma è altrettanto vero che evitarla non è per nulla difficile.
Nella maggior parte dei casi Google penalizza solamente chi tenta di ingannare l’utente o il motore di ricerca. Chi rispetta i lettori non ha quindi nulla da temere. Certo, non è semplice, ma applicare tutte le best practices SEO e soprattutto rispettare l’utente sono l’unica strada per evitare una penalizzazione di Google.
Come capire se un sito è stato bannato o penalizzato da Google?
Prima di illustrare le regole per evitare una penalizzazione di Google, è opportuno spiegare come riconoscerne una.
Se, a volte, un intervento manuale del team webspam viene notificato via mail, altrettanto non si può dire per uno stop imposto dagli algoritmi del motore di ricerca, il cui effetto si può osservare in Google Analytics.
Proprio da qui si parte, e non è nemmeno troppo difficile da vedere, perché l’effetto è devastante: un crollo delle visualizzazioni organiche, a partire dal 50-60% del traffico, anche se spesso i cali di traffico sono molto più abbondanti, fino al 90%.
Come tessere da domino, dopo la caduta delle visualizzazioni organiche, precipitano i posizionamenti per tutte le parole chiave interessanti per il sito internet, delineando così i profili del disastro.
Sito finito, compromesso, il cui recupero può essere difficile o addirittura impossibile, in base alla mole di “comportamenti sbagliati” e irrispettosi verso l’utente.
Ecco, comportamenti irrispettosi verso l’utente. Questo è la vera causa della débâcle, perché pensare solo al motore di ricerca, proponendo agli utenti un sito con una navigazione pessima e contenuti per nulla approfonditi ed esaurienti?
Per evitare le penalizzazioni di Google devi rispettare l’utente
Rispettare l’utente è l’unica vera soluzione per non incappare nella mannaia degli algoritmi del motore di ricerca e, per quanto appaia chiaro e ragionevole, applicarlo non è semplice.
Rispettare l’utente significa: implica studio, preparazione e flessibilità nel capire cosa il proprio pubblico stia cercando.
Ecco alcuni consigli:
- Crea contenuti autentici, approfonditi e completi, ed evita di copiare i contenuti di altri siti;
- Costruire un sito facilmente navigabile, con una struttura chiara e senza sezioni nascoste o irraggiungibili
- È necessario avere un sito veloce e ottimizzato per tutti i dispositivi, soprattutto ora che l’algoritmo di Google sta traslando verso il “mobile first index”;
- Limita il numero di banner pubblicitari in pagina e costruisci un sito che possa informare. Non solo vendere.
Fondamentale: creare ottimi contenuti
I motori di ricerca, e Google in particolare, si sviluppano ed affinano giorno dopo giorno, ed il loro obiettivo è fornire la migliore risposta possibile alla ricerca del visitatore. Lo stratagemma da adottare è cavalcare questo cambiamento, senza tentare di aggirarlo (o ingannare gli algoritmi).
Occorre offrire agli utenti testi ricercati ed arricchiti con video, immagini e post social. In poche parole, offrire un ottimo contenuto studiato ad hoc sul proprio pubblico e ragionato in base alle chiavi di ricerca, e soprattutto autentico.
Bando quindi:
- ai testi assemblati dal computer (contenuti spinnati)
- alle ricerche copiate ed incollate sul proprio sito
- ai titoli fuorvianti ed acchiappa click
- alle pagine carenti di testo e descrizioni
Così come è necessario allontanare tutti i contenuti scadenti, sono da evitare tutte le tecniche di sovra-ottimizzazione SEO, ovvero quegli stratagemmi che permettono di ingannare Google, magari posizionando bene il sito nei risultati di ricerca.
La sovra-ottimizzazione SEO condanna le pagine ad essere incomprensibili e inutilizzabili per le persone, facendo risprofondare in breve tempo il sito nello stesso inferno da cui mirava ad uscire.
Per evitare una penalizzazione, il sito deve essere veloce, chiaro e mobile friendly
Quanti secondi dura la pazienza dell’utente? 3, 4, per i più pazienti 5, ma è impensabile che un visitatore rimanga su un sito che non riesce a caricarsi in questo lasso di tempo.
Gli utenti si aspettano che un sito si carichi in 2 secondi.
Se si carica in 10 la probabilità di bounce cresce del 123%!@aleyda #SMXLmilan pic.twitter.com/eAjtILIbiB
— Enrico Gualandi (@enricogualandi) 15 novembre 2017
Chi legge, ha fretta. Lo fa a casa mentre prepara la cena, mentre deve guardare quale numero è stato chiamato in fila alla posta o prima di scendere dall’autobus. Non ha tempo per aspettare il caricamento di una pagina! Google lo sa e dà sempre più importanza a questo aspetto, premiando quei siti che fanno della velocità un loro punto forte.
Ma non è tutto. Si può avere il sito più veloce del mondo, con punteggio 100/100 su PageSpeed Insight, ma senza una struttura chiara e precisa… è fatica sprecata.
Infine la navigazione da mobile: oggi Google valuta la navigazione da smartphone molto più che da desktop. Le abitudini degli utenti sono cambiate ed è giusto che cambino anche i siti. Il primo punto dell’ordine del giorno dei cambiamenti deve essere la versione responsive del proprio sito web; subito dopo, le prestazioni e l’interfaccia dello stesso, preparate e concepite per rendere la vita quanto più semplice all’utilizzatore.
Troppa pubblicità!
Cosa si odia di più nei media tradizionali? Quella cosa che si intromette durante la scena epica di un film, che smorza l’entusiasmo prima che inizi il programma più seguito, che distrugge il pathos che regista ed attori hanno pazientemente alimentato fino a quell’istante: la pubblicità.
Se è “odiata” in TV e Radio, perché non dovrebbe essere odiata sul web? Finora si è parlato di siti veloci, navigabili e con ottimi contenuti. Perché rovinare tutto il lavoro svolto con 5 banner a tutto schermo che, schiamazzando ed urlando, impediscono anche solo di capire dove sia la X rossa per uscire dal browser? Questo è quello che succede: l’abbandono istantaneo della pagina.
Google è molto suscettibile su questo aspetto, così come lo sono i visitatori di un sito web. Un tal modo di comportarsi non può che condurre ad un abbassamento in SERP del posizionamento del proprio sito.
Sia ben chiaro: i banner hanno il diritto di esistere. Il circuito pubblicitario AdSense (di proprietà di Google stessa) è vivo e vegeto, così come tanti altri concessionari. L’importante, così come con l’ottimizzazione SEO, è non esagerare e rispettare sempre il visitatore.
Le insidie nascoste nei link
I link sono l’elemento principe di internet. I link sono internet. La peculiarità grazie alla quale la rete si è sviluppata ed è diventata ciò che è oggi.
I link non sono però tutti buoni. Esistono link e domini autorevoli come un sito governativo o una testata giornalistica. Poi esistono link spazzatura, collegamenti provenienti da chissà quale sito, in chissà quale lingua, e di chissà quale pertinenza.
Il capitolo link è spesso un punto dolente. Mentre sui contenuti, sulle pubblicità e sulle prestazioni del proprio sito si può intervenire direttamente, ciò non è possibile con i link. Google nel corso degli anni ha affinato il proprio algoritmo così da non valutare più solo la quantità di link verso un determinato sito, ma dando importanza alla qualità di questi collegamenti.
Cosa significa? Significa: meglio pochi ma buoni. Illustrando il concetto, non conta il numero dei link (o almeno così tanto). Conta avere collegamenti di valore da siti affini al proprio ed autorevoli.
E se un sito dovesse essere hackerato, o un concorrente dovesse decidere di giocare sporco, e mandare un’enormità di link spazzatura contro un altro? In quel caso la soluzione è affidarsi ad una buona agenzia SEO, capace di utilizzare gli strumenti che Google fornisce per evitare il peggio.
Concludendo: qual è il segreto per evitare una penalizzazione?
Non esiste un segreto, né una ricetta magica. L’unico vero modo per allontanare i problemi è lavorare sempre con la testa, ricordandosi che dall’altra parte dello schermo non esistono solamente i robot di Google, ma anche le persone.
Persone che cercano una risposta, una soluzione o un approfondimento. E solo rispettando l’utente si ha la certezza di non attirarsi le ire del motore di ricerca.