Cos’è Clubhouse, come funziona, quanti sono gli utenti in Italia e nel mondo, quali i trend e le opportunità di marketing e comunicazione?
Esclusivo, vocale, social. In altre parole Clubhouse, il social network che dà letteralmente voce ai tuoi pensieri, ma solo se possiedi un sistema iOS. Questa nuova app mobile è già esplosa nel panorama del networking, incontrando il favore di oltre 8 milioni di utenti nel mondo.
Il nuovo (passami il termine) social audio è chiacchieratissimo e usatissimo in tutto il mondo, complice lo sbarco di VIP e di magnati del calibro di Elon Musk che ne hanno accelerato download e diffusione, facendo posizionare l’applicazione tra le top 5 dell’App Store.
È dunque Clubhouse-mania ma, citando il buon Willie Peyote, non posso fare a meno di chiedermi: se siamo veramente schiavi dell’hype, quanto ancora durerà questa frenesia digitale?
Indice:
- Cos’è Clubhouse?
- Come funziona Clubhouse?
- Clubhouse per Android
- Il fenomeno Clubhouse in Italia
- I minus di Clubhouse: moderazione & privacy
- Scontro tra titani: Clubhouse vs Zuckerberg
- Clubhouse marketing
- Come si evolverà ?
Cos’è Clubhouse?
Clubhouse è un social voice only nato a marzo 2020, figlio unico e amatissimo dell’imprenditore Paul Davison e di Rohan Seth, ex Google engineer.
Fermamente convinti che la voce sia non un mezzo ma, piuttosto, il mezzo di comunicazione per eccellenza, i due soci fondatori hanno eliminato dall’applicazione ogni possibilità di contatto visivo. Dunque, addio webcam, green screen e outfit da call e benvenuti inflessione, intonazione e controllo del timbro vocale.
Anche con visuale coperta, Clubhouse non mina il desiderio di socialità : proprio come su qualsiasi altra social platform, hai la possibilità di creare connessioni umane con altri utenti, basandoti su affinità di interessi.
Come funziona Clubhouse?
Frena un secondo il tuo entusiasmo, cowboy!
Nell’esclusivo mondo di Clubhouse non si accettano imbucati, infatti è necessario ricevere un invito per accedere alle sue funzionalità .
Una volta invitato, entrato (e comprensibilmente esultato), hai due possibilità : visitare una stanza o crearne una.
Se desideri visitare una stanza, assicurati di entrare in punta di piedi e di microfono.
Con microfono spento è possibile ascoltare le conversazioni in corso d’opera, qualcosa a metà tra un podcast e una chiamata vocale di gruppo.
Ti accorgerai subito che la stanza ha una gerarchia ben precisa, fedelmente riprodotta dal layout dell’applicazione: moderatori e ospiti invitati si trovano in cima, mentre più giù c’è il pubblico.
E sì, nel caso te lo stessi chiedendo, sei tu quello più in giù.
Invece, se desideri crearne una nuova dovrai sceglierne invitati, argomento e tipologia (open, social, closed, club rooms) dettata da due caratteristiche fondamentali: la visibilità e l’accessibilità .
Anche qui le regole del gioco non cambiano, perché ogni stanza avrà moderatori, ospiti e pubblico.
E poi, che si fa?
In sintesi non scrivi e non leggi, ma ascolti e, ogni tanto, parli dopo aver alzato la mano.
Clubhouse è un social asimmetrico che permette di comunicare in real time, motivo per cui tutte le conversazioni appaiono quasi effimere se confrontate allo scambio ponderato e verboso di battute su Facebook, Instagram o LinkedIn.
L’audio è l’unico strumento di interazione che potrai usare per costruire e alimentare la tua rete di contatti, fatta di persone interessanti che seguono argomenti interessanti su stanze ancora più interessanti.
A proposito, le persone interessanti possiedono un iPhone o un iPad.
Clubhouse per Android
[UPDATE 20 maggio 2o21] Finalmente è stata rilasciata anche l’app di Clubhouse per Android, scaricabile qui.
Se hai un Android non puoi entrare, ed è inutile che ti lagni, ti strappi i capelli e accusi Paul Davison e Rohan Seth di classismo: non sei una prèfica greca e non ci troviamo neanche alla Festa dell’Unità .
Certo, a meno che tu non sia uno smanettone e voglia provare a seguire questa guida, ma io non mi prendo alcuna responsabilità .
Tra l’altro non è la prima volta che un social riesce a far sentire l’iscritto tra gli iscritti parte di un’élite. Si parla di corsi e ricorsi storici anche all’epoca dei social network: hai già dimenticato Instagram e la sua filosofia iOS-centrica?
Proprio per questo motivo, viene da chiedersi se anche Clubhouse sia un successo di nicchia o sia un successo perché di nicchia.
Il fenomeno Clubhouse in Italia
Non ci sono dubbi: è l’Italia il paese più attivo sul panorama europeo.
Gli italiani amano il nuovo social voice only e i suoi padri fondatori amano gli italiani, tanto da tenere il 15 marzo una conferenza interamente dedicata al Bel Paese.
Non è un caso che, dopo l’exploit del festival di Sanremo e della Prada Cup 2021, Clubhouse abbia deciso di far partire proprio dall’Italia il proprio roadshow. Del resto, i numeri parlano molto chiaro e stimano più di 330.000 utenti attivi su room rigorosamente Made In Italy, popolate e animate per (quasi) 24 ore al giorno.
Come si approccia il popolo italiano a Clubhouse?
Gli early adopter che ascoltano lo fanno proprio come se si trovassero di fronte un podcast: bastano un argomento di tendenza e la giusta sfumatura di voce per accendere la miccia del discorso e incollare l’utente allo smartphone.
Di contro, chi sta dall’altro capo del filo non si limita a parlare: come ogni buon italiano, sproloquia.
La conversazione risulta improvvisata e caotica anche quando l’evento ha già un argomento preciso, sfociando in alcuni casi in tediosa autoreferenzialità . Ci troviamo di fronte ad un instancabile stream of consciousness da capogiro, con la differenza che i moderatori poco o niente hanno di James Joyce.
Il nostro Paese fa certamente numero, ma non si può ancora parlare di qualità .
I minus di Clubhouse: moderazione & privacy
Non è tutto rose e fiori.
Clubhouse presenta tutt’ora delle buche, che dico, delle voragini che difficilmente riuscirà a colmare nell’immediato futuro.
Primo problema: la moderazione.
Clubhouse è il canale preferenziale per la diffusione di incitazione all’odio e alla violenza, galeotto il divieto di diffondere gli audio interni, per di più impossibili da bloccare e da monitorare in quanto real time.
Proprio queste falle hanno permesso a chi sostiene posizioni razziste, antisemite e generalmente intolleranti di sentirsi protetto e autorizzato a discuterne all’interno di Clubhouse.
E no, non si tratta di casi isolati, tanto che gli sviluppatori dell’app si sono trovati costretti a parlare apertamente del fenomeno e a rassicurare gli users.
Secondo problema: la privacy.
L’informativa privacy di Clubhouse ha talmente tanti buchi che non rispetta né la normativa europea né quella californiana.
Il primo minus riguarda l’assoluta mancanza di un consenso, visto che privacy e termini di servizio vengono accettati con un unico tap. Come a dire: o accetti tutto, o non ti iscrivi.
In secondo luogo, si parla di utilizzo di dati personali, non facendo assolutamente menzione ai termini certi di cancellazione. Per intenderci, Clubhouse terrà i tuoi dati fino a quando saranno necessari o utili: il timing, però, non è dato saperlo.
Last but not least, veniamo a conoscenza che Clubhouse non vende nostri dati personali ma, in determinate circostanze, potrebbe essere propensa a condividerli con terze parti e senza il benché minimo avviso.
Quindi non vendere ma condividere, nel pieno rispetto della cristianità e della misericordia, ai loro affiliati presenti e futuri.
Non mi aspetto niente da un social dove il pulsante ‘termini & condizioni’ non è distinto da quello della privacy, ma sono già delusa.
Scontro tra titani: Clubhouse vs Zuckerberg
Gli altri Big del mercato hanno unito le forze per supportare una maxi crociata contro Clubhouse. Parliamo di colossi come Facebook, Instagram e Twitter, non proprio contenti del novellino valutato già un miliardo di dollari.
Ma come si stanno muovendo?
Mark Zuckerberg non è certo nuovo alla lotta.
Forgiato dalle stories di Snapchat e temprato dai siparietti musicali di TikTok, Zuckerberg ha optato per aumentare l’attenzione sulle Live Rooms di Instagram: gli utenti potranno trasmettere una diretta streaming con altre tre persone, spaziando dai talk show ai podcast, fino a vere e proprie jam session.
Una mossa scaltra e tutt’altro che velata da parte di Instagram, che risponde all’apice del successo di Clubhouse con l’integrazione di funzionalità simili, se non spudoratamente uguali.
Ma Zuckerberg non intende certo lasciare indietro Facebook, per il quale sta già implementando un servizio simile alle rooms.
Approfittando del malcontento derivato dal forte elitarismo di Clubhouse, il Social Network per antonomasia ha intenzione di raccogliere ed accontentare tutti gli user privi di sistema iOS con la creazione di inclusivissime chat audio.
La manovra sortirà l’effetto sperato?
Anche Twitter non è da meno e infatti ha lanciato Spaces.
Si tratta di ‘gruppi collaborativi’ basati interamente e unicamente sull’audio e sì, funzionano esattamente come le room tematiche di Clubhouse.
Un poco ‘Puoi copiare il mio compito, ma almeno cambia qualcosa!’.
[UPDATE: 30/03/21] Anche LinkedIn sta lavorando per inglobare funzionalità simili a quelle di Clubhouse, chiamate Live Audio Rooms, come scoperto inizialmente da @alex193a e poi confermato ufficialmente da LinkedIn stessa.Â
Clubhouse marketing
Clubhouse non è ancora un modo per fare new business, ma rappresenta una nuova opportunità per promuovere quello attuale.
In effetti, il social ha dalla sua un modello di business definito, che permette(rà ) verosimilmente di monetizzare in modo semplice, discreto ed efficace.
Inoltre è da tenere in conto anche il lato human-to-human di Clubhouse, che offre l’opportunità ai brand, ai prodotti e ai servizi di avvicinarsi ulteriormente ai consumer, questa volta da un punto vista più intimo ed autentico.
Non ti vedo convinto, vuoi forse degli esempi più pratici?
Bene, allora immagina di avere un business, persone interessate al tuo business e un dispositivo iOS: queste tre features ti danno già un enorme vantaggio competitivo rispetto ai restanti player del tuo settore di mercato.
Clubhouse può contribuire all’incremento della brand awareness, trasmettendo e condividendo valori, temi ed argomenti che i clienti hanno a cuore su room a pagamento o sponsorizzate
Ne guadagnerai in termini di reputation e, conseguentemente, di ritorno economico.
Un altro importante sviluppo potrebbe inglobare il customer service.
La possibilità di rispondere ai dubbi, le perplessità e le angosce dei tuoi clienti in diretta potrebbe non rimanere solo un sogno nel cassetto: la nascita di una nuova frontiera.
Molti i business che hanno iniziato a districarsi nel labirinto di stanze virtuali: mai sentito parlare di IKEA?
Il colosso svedese del furniture low cost ha creato non una stanza, ma un vera e propria casa tematica abitata da esperti del settore, influencer, dipendenti e clienti.
Dalla cucina alla camera da letto, passando per il living, ‘Casa di IKEA’ ha dato il via a conversazioni di valore intime e casalinghe, con focus il benessere abitativo durante la pandemia.
Gli spunti dei clubhouser e la nuova modalità di conversazione si sono rivelati sorprendenti, probabilmente grazie alle manovre esperte di host d’alto livello.
La modalità con cui IKEA ha sfruttato il nuovo social audio rappresenta un ottimo spunto per i business a venire. Non si tratta più di fare di Clubhouse un’ulteriore tacca nella propria cintura della comunicazione aziendale, ma piuttosto di renderlo il canale preferenziale per portare valore alle persone con il potere della voce.
Come si evolverà ?
Inutile negarlo, Clubhouse ha stravolto le regole del gioco social.
Non si tratta solo della scelta dell’audio, ma proprio di diversa fruizione del contenuto: devi avere tempo e disponibilità , devi essere attento e proattivo, non puoi limitarti a scrollare e mettere randomicamente like.
Insomma, devi esserci.
Doveroso sottolineare come, sia sul panorama nazionale che internazionale, le ricerche relative a Clubhouse sul motore Google siano calate vertiginosamente, specialmente dopo il delirio del launch risalente a febbraio scorso.
Non mancano, però, utenti che si appellano al Web come fosse una Sibilla Cumana, alla ricerca di stratagemmi, tattiche e trucchetti per ricevere il desideratissimo invito: non a caso, è ‘invitation system’ una delle parole più googlate in Rete.
Se ne può dedurre che non è ancora venuto meno l’interesse per il social più chiacchierato (e chiacchierone) del momento, forse proprio grazie alla sua inedita natura voice only.
Questa piccola rivoluzione mediatica potrebbe arricchirsi e diventare ancora più interessante con lo sbarco degli incompresi androidiani, previsto da Davinson nei prossimi mesi, magari appartenenti a quella categoria di giovani e giovanissimi con idee fresche e irriverenti.
Purtroppo le stanze italiane sono ancora ingessate e avviluppate alla retorica da canale istituzionale. Il rischio di ridurre Clubhouse a un esclusivo circolo di intellettuali è molto forte e, complice il tempo, potrebbe esaurirsi in una manciata di fuffa.
Al contrario, le stanze degli “yankees” sono molto più divertenti, dinamiche ed entusiaste: per intenderci, loro sono sopra le montagne russe mentre noi galleggiamo inermi sul fiume lento della prosopopea.
Che Clubhouse diventi sinonimo di Ok, boomer?